Mercoledì 19 settembre alle ore 19:00 nella Cattedrale di Mazara del vallo il Vescovo presenterà il Piano pastorale 018/19.

Piano pastorale 2018-2019 Linee guida

LO SPIRITO ALEGGIA SULLA CHIESAIL DISCERNIMENTO

Stiamo concludendo un percorso triennale incentrato sulla contemplazione del Pastore bello, nella triplice manifestazione di Via, Verità e Vita.

Adesso avviamo un nuovo ciclo triennale di programmazione pastorale che ha come sfondo la relazione e come protagonista lo Spirito Santo. Tuttavia, accogliendo una proposta maturata nel confronto all’interno dei due organismi diocesani di partecipazione, il piano pastorale non avrà più una scansione temporale rigidamente annuale, ma si prolungherà in un biennio per dare modo alle comunità parrocchiali – così è stato osservato e proposto – di familiarizzare meglio con il tema proposto, approfondirlo e attualizzarlo.

Il nuovo itinerario che la nostra Chiesa percorrerà nei prossimi anni è così sinteticamente tematizzato nella sua triplice articolazione di base:

-Lo Spirito aleggia sulla Chiesa: il discernimento (2018-2020);

-La famiglia, casa dello Spirito: la missione (2020-2022);

-La Parola, voce dello Spirito: la speranza (2022-2024).

Come si può osservare, se il triennio trascorso ha avuto come protagonista il

Pastore bello, adesso il protagonismo viene riservato allo Spirito Santo. Questa scelta è stata dettata dall’esigenza di dare centralità all’opera del Spirito del Risorto e nello stesso tempo di porre attenzione a dinamiche (il discernimento), a realtà (la missione) e ad atteggiamenti (la speranza) che rischiano di essere relegate in spazi marginali e oscuri nella missione della nostra Chiesa.

2. Il discernimento

Il primo segmento del nostro percorso pastorale sarà dedicato, come anticipato, al discernimento.

Due brevi citazioni dall’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium possono bene introdurci nella precisazione e delimitazione del tema.

Il primo testo avverte: «La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti a essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità… L’importante è non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale» (n. 33). Il secondo passo puntualizza, nel contesto di due coordinate dell’impegno missionario (linguaggio e circostanze), il ruolo del cuore missionario, che «mai si chiude, mai si ripiega sulle proprie sicurezze, mai opta per la rigidità autodifensiva. Sa che egli stesso deve

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crescere nella comprensione del Vangelo e nel discernimento dei sentieri dello Spirito, e allora non rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada» (n. 45).

Sottolineo il richiamo del Papa a mettere in atto «un saggio e realistico discernimento pastorale» e la significativa connotazione del discernimento come ricerca dei «sentieri dello Spirito». E sono proprio queste le coordinate all’interno delle quali si muoverà il nostro Piano pastorale.

3. Profili biblici

Secondo uno schema abbastanza collaudato in questi anni, la prima parte del Piano svilupperà i profili biblici del tema, spigolando tra Antico e Nuovo Testamento, tenuto conto che tutta la Scrittura è utile, anzi necessaria, al discernimento, inteso come termine sintetico di un procedimento complesso ben descritto da Paolo: «Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2Tm 3,16-17).

La Torah svela il senso della vita dell’uomo e dell’elezione a essere segno di Dio nel mondo; la profezia istilla un salutare senso critico, rispetto alla storia del mondo, del popolo eletto e di ogni credente che vuole essere autentico; la meditazione dei sapienti tende ad acquisire e comunicare lo sguardo di Dio sulle cose della vita e del mondo. Il Nuovo Testamento si apre con l’invito alla conversione che risuona forte sulla bocca del Salvatore, chiamando e offrendo la metanoia, la mentalità nuova conforme a quella di Dio. Gli scritti apostolici insegnano a coloro che li leggono a discernere la vita spirituale ed ecclesiale, mentre tutta la Scrittura si suggella nel libro profetico dell’Apocalisse, in cui la Pasqua dell’Agnello disigilla per sempre e per tutti il senso della storia e del mondo, attraverso il suo compiersi nella speranza del Regno veniente.

Gli spunti biblici sul discernimento si articoleranno su quattro filoni: 3.1. discernere le passioni del cuore (cfr Gn 3-4);
3.2. discernere la chiamata di Dio (cfr 1Sam 16,1-13);
3.3. il discernimento della fede (cfr Lc 9,23.25-33);
3.4. il discernimento ecclesiale (cfr At 15,1-29)

4. La Chiesa, comunità in discernimento

Il secondo nucleo contenutistico guarderà alla Chiesa come comunità in discernimento. L’uomo, fin da quando ha preso coscienza di sé e ha mosso i suoi primi passi tra le meraviglie del creato, ha sperimentato il peso rischioso della scelta tra il bene e male. L’uomo comune (homo viator) ha sempre chiara la percezione che davanti a lui si presentano più possibilità di scelte, demandate alla sua valutazione; ma, al contempo, egli si rende conto che non tutte le opzioni hanno lo stesso peso per la realizzazione di quella felicità a cui egli anela. L’uomo saggio (homo sapiens) si adopera per cercare dentro di sé la risposta in merito alle scelte da operare, sforzandosi di comprendere il mondo e il senso della sua vita, al fine di poter

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discernere e compiere quel bene percepito come piena realizzazione di sé. Ne consegue che l’esigenza e la responsabilità di scegliere sono percorsi necessari di umanizzazione e rifuggire dalla scelta significa non accettare la propria condizione umana che matura e si sviluppa gradualmente e progressivamente.

In quest’ottica il discernimento è un impegno quotidiano che riguarda le scelte ordinarie e quelle più ardue in ordine alla piena realizzazione di sé; è un impegno che ha assunto nel mondo contemporaneo la connotazione di una vera e propria sfida, dal momento che si scolorano le differenze e si appannano i confini tra bene e male, determinando un approssimativo indifferentismo, che scoraggia ogni sforzo previo al processo decisionale in merito alle scelte personali da operare. Questo percorso finalizzato al discernimento, visto dalla prospettiva del credente, non relega la persona in un protagonismo solitario; ma, come in ogni altro ambito della vita cristiana, riconosce come vero protagonista principale lo Spirito Santo, la cui azione si esplica nella vita del singolo fedele e nella comunità nel suo insieme, sotto la guida di coloro che il Signore ha scelto come pastori.

Fin dalle origini, la Chiesa ha esercitato il discernimento attraverso la sinodalità, coniugando l’approfondimento dei misteri della fede, mediante la conoscenza delle Sante Scritture, con la vita vissuta. La sinodalità, peraltro, non deve essere vista come un semplice allargamento della base decisionale o di una limitazione del carisma dei pastori, bensì come necessario e doveroso coinvolgimento dei fedeli, nei quali risuonano i «gemiti dello Spirito» (cfr Rm 8,26). In ogni caso, «una Chiesa sinodale è una Chiesa partecipativa e corresponsabile» (COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 2 marzo 2018, n. 67) e con riferimento al nostro percorso pastorale «l’esercizio del discernimento è al cuore dei processi e degli eventi sinodali» (La sinodalità …, n. 113).

5. La Chiesa e i segni dei tempi

Leggere i segni dei tempi è un impegno gravoso e consolante per la comunità dei credenti e, in essa, per ciascuno dei christifideles, reso partecipe, per il battesimo, del munus profetico di Cristo. Con tale modalità si è in grado di cogliere negli eventi lo snodarsi del progetto di Dio, sotto la guida dello Spirito Paraclito, che ricolma i crismati con la dolcezza dei suoi doni. Interpretare i segni dei tempi vuol dire dunque cogliere le tracce dell’opera di Dio che, nella storia, conduce gli uomini oltre la storia. Questa azione carismatica è indispensabile per elaborare le scelte pastorali che ciascuna Chiesa è tenuta a fare per realizzare il progetto di Dio.

6. Ascolto e discernimento

Il contesto nel quale operare il discernimento è l’ascolto e più precisamente un cuore in ascolto della Parola di Dio e un cuore in ascolto dell’altro, che non può mai essere considerato semplicemente un dirimpettaio, ma piuttosto «lettera … scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente» (2Cor 3,3). E qui torna in campo la logica della sinodalità che «implica il coraggio tanto nel parlare quanto

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nell’ascoltare. Non si tratta d’ingaggiarsi in un dibattito in cui un interlocutore cerca di sopravanzare gli altri o controbatte le loro posizioni con argomenti contundenti, ma di esprimere con rispetto quanto si avverte in coscienza suggerito dallo Spirito Santo come utile in vista del discernimento comunitario, aperti al tempo stesso a cogliere quanto nelle posizioni degli altri è suggerito dal medesimo Spirito “per il bene comune” (cfr 1Cor 12,7)» (La sinodalità…, n. 111).

7. Profili pastorali

7.1. L’arte del discernimento.
Il discernimento è un’esigenza fondamentale per il cristiano, il cui ideale è di

vivere diretto dallo Spirito (cfr Rm 8,2) nella capacità di riconoscere e attuare la presenza di Dio nella propria vita, nella vita degli altri e nella storia. Esso è la possibilità di vivere l’esistenza credente in una fedeltà creativa all’interno di un contesto storico sempre più segnato dalla complessità, dalla provvisorietà, dalla liquidità, dal relativismo e dall’ambiguità. Esso è, ancora, uno strumento efficace per opporsi alle forze disgregatrici dello spirito del mondo e custodire il patrimonio di valori ereditato con la fede per riscoprire l’arte del vivere.

7.2. I luoghi del discernimento
Gli organismi di partecipazione a livello diocesano (provvidenziale

coincidenza con il rinnovo del consiglio pastorale diocesano e del consiglio presbiterale) e a livello parrocchiale; la Lectio divina e l’esame di coscienza.

7.3. Il discernimento vocazionale
Esperienza di discernimento, intesa come arte dell’accompagnamento,

attraverso uno «sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte che sia necessario» (EG 169).

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