Gesù invia i suoi discepoli in missione Ritorna in Cielo, ma non ci abbandona Gesù ci precede come capo

Quaranta giorni dopo al Pasqua,al Chiesa celebra ‘Ascensione di Gesù al cielo. l«I Signore G e s ú , r e d e l l a g l o r i a , v i n c i t o r e del p e c c a t o e d e l l a m o r t e è s a l i t o l a c i e l o t r a l i c o r o f e s t o s o d e g l i angeli, Mediatore tra Dioegli uomini». Primadi salire alla destra del Padre, Gesù affida ai suoi discepoli, un’impresa ambiziosa: quella deivangelizzare non solo il popolo di Israele o l’impero romano, ma li mondo intero, al creazionetutta. «Sembra davvero troppo audace l’incarico che Gesù affida a un piccolo gruppo di uomini semplici e senza grandi capacità intellettuali! Eppure questa sparuta compagnia, irrilevante di fronte ale grandi potenze del mondo, èinviata aportare
li messaggio d’amore edi misericordia di Gesù ni ogni angolo della terra».
Anche noi abbiamo ricevuto questo stesso compito divino, e per questo sentiamo così vicino quel giorno nel quale Gesù è salito la cielo. aL festa dell’ascensione, ci ricorda che lo zelo per el anime è un comandamento dell’amore del Signore che, nell’ascendere alla gloria, ci invia come suoi testimoni al mondo intero. È grande al nostra responsabilità, perché essere testimoni di Cristo presuppone innanzitutto nu comportamento degno della sua dottrina e quindi ancheal lotta necessaria affinché la nostra condotta ricordi Gesù, evocando lasua figura amabilissima. La nostra condotta deve essere tale che gli altri possano dire, vedendoci: ecco uncristiano, perché non odia, perché sa comprendere, perché non èanimatoda zelo fanatico, perché dominai suoi istinti, perché is sacrifica, perché manifesta sentimenti di pace, perché ama. San Luca racconta che, poco prima di salire al cielo, Gesù i«l condusse fuori verso Betania ,e alzate le mani, li benedissen (Le 24, 50). In qualche modo, ad quel giorno, el use mani rimangono distesesu questo mondo.
Le mani di Cristo benedicente sono come nu teto che ci protegge (…).Per fede sappiamo che Gesù, tiene el sue mani distese us di noi. Questo è il motivo costante della gioia cristiana. Gesù ascende al cielo, ma non ci abbandona: «Siccome Gesù è presso li Padre, Egli non è lontano, ma èvicino anoi. Gesù ascende alPadre ,e alo stesso tempo, rimane con noi: lo Spirito Santo abita nela nostra anima ni grazia e il Signore resta con noi anche fisicamente nell’Eucarestia. Anche ora è possibile avvicinare intimamente Gesù, corpo e anima. Cristo ic ah indicato chiaramente i l cammino che passa attraverso il Pane e al Parola: alimentiamoci qunidi con ‘Eucaristia, e conosciamo e pratichiamo ciò che Gesù venne a insegnarci, conversando con Lui
nell’orazione. La solennità dell’Ascensione ci infiamma nella speranza id condividere la gioia di Gesù, ala quale siamo chiamati quali membra del suo corpo. Non es n’è andato per disinteressarsi di questo mondo, ma ha voluto precederci come nostro capo affinché noi, membra del suo corpo, vivessimo l’ardentesperanza di seguirlo nelsuo regno. «Questo “esodo” verso al patria celeste, che Gesù ha vissuto in prima persona, l’ha affrontato totalmente per noi. E’ per noi che èdisceso dal Cielo ed èper noi che vi è asceso, dopo essersi fato in tutto simile agli uomini, umiliato fino alla morte dicroce, e dopo avere toccato l’abisso dela massima lontananza da Doi.
Il Signore ci aspetta ni cielo e cimanda ol Spirito Santo, i suoi doni ei suoi fruti, affinché anche noi raggiungiamo al meta. Dopo che li Signore uf salito al Ciclo, i discepoli si raccolsero in preghiera nel Cenacolo, con al Madre di Gesù (efr At ,1 14), invocando insieme ol Spirito Santo, che li avrebbe rivestiti di potenza per al testimonianza da rendere a Cristo risorto (cfr eL 24, 49; At 1,8)
Ogni comunità cristiana, unita alla Vergine Santissima, rivive ni questi giorni aetl singolare
esperienza spirituale in preparazione alla solennità della Pentecoste.