Riflessione sulla Natività della Beata Vergine Maria

Così piccola
È «così piccola» (Mi 5,1) la presenza della vergine Maria nel vangelo dedicata alla sua nascita, che quasi il suo nome si perde nella fitta e lunga genealogia di Gesù Cristo secondo Matteo: «Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo» (Mt 1,16). Nella letteratura biblica, le formule di generazione scandiscono sempre il ritmo della storia di salvezza, dichiarando come la trama delle vicende umane – con le sue luci e le sue immancabili ombre – non può mai rappresentare un ostacolo insormontabile all’agire di Dio, ma definisce i tratti di quel mosaico che, gradualmente, si compone misteriosamente «secondo il suo disegno» (Rm 8,28). È una felice intuizione, dunque, la scelta di deputare l’elenco delle nascite a rappresentare i momenti in cui la creatività di Dio si insinua, in modo discreto ma decisivo, dentro le pieghe della storia.

Potremmo dire che in ogni nascita umana – non solo in quella di Maria – si manifesta una forza straordinaria, incontenibile, dal momento che il «miracolo» della vita si impone contro qualsiasi resistenza e difficoltà. Proprio in virtù della sua piccolezza, il nascituro è capace di afferrare l’esistenza come diritto che gli spetta e come promessa che lo attende. Una speciale presenza di Dio accompagna il momento in cui ogni creatura umana viene alla luce.

Naturalmente tutto ciò risulta particolarmente vero per la nascita di Maria, la «madre» (Mt 1,18) del Signore, la cui venuta al mondo coincide con l’adempimento di tutte le profezie di salvezza seminate da Dio nella storia. Come scrive un luminoso dottore della Chiesa: «La natività della beatissima e incontaminata Madre di Dio, fratelli carissimi, giustamente reca agli uomini una gioia immensa e tutta particolare, poiché è l’inizio di tutta l’umana salvezza. Come infatti l’onnipotente Dio, prima ancora che l’uomo fosse creato, previde con l’intuito ineffabile della sua provvidenza, che sarebbe perito per l’astuzia del diavolo, così prima di tutti i secoli nella sua infinita misericordia decretò la redenzione del genere umano» (san Pier Damiani, Discorsi, 45).

Maria è scelta da Dio per diventare «partecipe della radice» (Rm 11,17) santa del popolo di Dio, «dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo» (Mt 1,16). «Per opera dello Spirito Santo» (1,18) la sua umanità, ben radicata nella storia di Israele, diviene il luogo in cui si adempie «ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta»: si compie in lei il mistero del «Dio con noi».

La vicenda di Maria, il fiorire della sua umile esistenza, ci ricorda quale gioia ci è lecito celebrare, in quanto membra di quel Corpo santo che nel suo grembo ha iniziato a germogliare per poi fiorire in tutta la terra e lungo tutti i secoli. Siamo anche noi piccola umanità, gettata in un fiume di storia che ci precede, ci sospinge. Ogni uomo e ogni donna che viene al mondo è un minuscolo ramo innestato – senza alcun preavviso, ma non senza una certa provvidenza – sul più grande tronco delle generazioni umane chiamate a diventare, lungo i secoli, il mistico corpo del Verbo di Dio. Questa misteriosa fecondità, nascosta nella piccolezza della vita umana, viene «prima» di ogni nostra pianificazione e di ogni nostra paura, anticipa qualsiasi successo o fallimento possiamo sperimentare; è un seme che a suo tempo «sarà grande» e saprà dilatarsi «fino agli estremi confini della terra».

La memoria della nascita di Maria ravviva il ricordo che anche la nostra vita – così formidabile e minuscola nel suo sorgere – non può che essere accolta come dono e vissuta come promessa. Oggi, ciascuno di noi è chiamato a credere che nascere significhi entrare in una speranza di vita più grande di ogni solitudine e più certa di qualsiasi mancanza. Questa speranza è effusa nel nostro cuore dall’azione dello Spirito, invisibile presenza di Dio che ci rende capaci di ritenere che «tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm 8,28), dal momento che «quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli».