Durante l’estate c’è quasi una ricerca spasmodica del riposo, dello svago; io chiamo costoro ” i forzati delle vacanze”.
Vivere le vacanze non è solo o prioritariamente sospendere il ritmo lavorativo. Spesse volte si scelgono itinerari e modi di “fare vacanza” che non favoriscono il riposo perché sono equivoci.
Vivere il periodo delle vacanze non è solo lasciare il lavoro e cercare un cambiamento del ritmo della vita. Non è raro sentir dire che alla fine delle ferie si torna al lavoro più stanchi di quando sono iniziate!

Le vacanze/ferie sono un tempo privilegiato per favorire il risposo fisico, ma anche per il ristoro interiore. Anche il nostro “spirito” (la mente, la psiche, il cuore) ha bisogno di un vero rinnovamento.
Le due dimensioni quella fisica e quella che chiamiamo spirituale/interiore devono procedere di pari passo per ricercare il vero riposo e il vero ristoro.

In tempo di vacanze abbiamo più tempo per sanare le ferite fisiche e spirituali che la vita ha provocato nel corso dell’anno. Le condizioni abituali della vita, a volte frenetiche, lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione, al contatto con la natura, a consolidare la relazione e l’armonia tra coniugi e con i figli; a rendere stabili e cordiali i rapporti con gli amici. Inoltre, nel periodo delle vacanze, si può dedicare maggior tempo la preghiera, alla lettura della Sacra Scrittura, alla meditazione sul senso profondo della vita e sulle grandi domande ultime della vita: la morte, il giudizio, l’inferno, il paradiso …

Il tempo delle vacanze offre molte opportunità uniche per contemplare il suggestivo spettacolo della natura; è un ‘libro’ meraviglioso e unico alla portata di grandi e piccoli.
Sant’Agostino diceva che l’uomo ha a disposizione tre grandi libri: il Libro Sacro, il libro della coscienza, il libro della natura; questi ci parlano di Dio.

Nel contatto con la natura, la persona riscopre la sua giusta dimensione: piccola ma al contempo unica e irrepetibile, ‘capace di Dio’, poiché interiormente aperta all’Infinito. Spinta dalla domanda sul senso ultimo della vita percepisce nel mondo che la circonda l’impronta della bontà, della bellezza e della divina Provvidenza, e in modo quasi naturale si apre alla lode a alla orazione.

La preghiera è la vita del cuore nuovo e rinnovato. Essa ci deve animare in ogni momento dal momento che ci situa nel “ricordo di Dio”. Il nostro cuore è inquieto e non trova riposo fin che non scopre l’oggetto del proprio amore. Diceva San Gregorio Nazianzeno: “È necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri.”

Senza serenità nello spirito non vi può essere riposo. E’ molto difficile che le opportunità di una vita godereccia e di rilassamento corporale siano il modo per ottenere il vero riposo. Lo spirito ci chiede qualcosa di più. Desideriamo tutti essere felici e contenti; tuttavia ciò non si può conseguire se non se va alla fonte da cui sgorga la gioia piena. La vita è molto importante e non la possiamo banalizzare con assurde scommesse.

Fare spazio anche alla nostra dimensione interiore e ricreare il dialogo di amicizia e di amore con Dio che ci ama, ci renderà più riposati e felici.