LASTORIA
San Fortunato è venerato come Santo vescovo e martire dalla Chiesa Cattolica. Nell’agiografia cristiana ricorrono moltissimi S. Fortunato e per definire con quale di questi possa identificarsi il patrono di Pantelleria ci si è basati su due aspetti: “Fortunato” vescovo e martire che risulta essere vissuto nel I secolo d.C., in un periodo di forti persecuzioni contro i Cristiani. La sua vita si svolse accanto a quella dello zio Oronzo. Il suo martirio avvenne il 27 aprile del 77 d.C. per decapitazione. Si narra che la sua conversione al Cristianesimo avvenne in occasione di una battuta di caccia nel Salento, vicino a Lecce, sulle spiagge di San Cataldo (allora Porto Adriano), dove Fortunato, console della città, si era recato con lo zio Oronzo, tesoriere dell’imperatore. Qui incontrarono Giusto, discepolo di S. Paolo, in viaggio verso Roma per consegnare alcune lettere apostoliche e naufragato sulle coste della Penisola Salentina a causa di una forte burrasca. Durante l’incontro, Oronzo e Fortunato si convertirono al Cristianesimo e Giusto li battezzò entrambi. Giusto e Oronzo iniziarono a diffondere la fede cristiana nel Salento ma furono denunciati dai sacerdoti pagani al pretore romano che impose loro di offrire incenso a Giove. Al loro rifiuto vennero condannati alla flagellazione e chiusi in carcere. Dopo la scarcerazione, Giusto andò a Roma da Pietro e tornato a Lecce partì per Corinto con Oronzo e Fortunato. Qui furono accolti da Paolo che nominò Oronzo primo vescovo di Lecce e il nipote Fortunato suo successore. Tornati in Italia, durante le persecuzioni furono arrestati da Antonino, ministro di Nerone, che li minacciò di morte se non avessero abiurato al cristianesimo. Furono condotti a tre chilometri da Lecce per essere decapitati. Dopo il martirio i loro corpi devastati dalla tortura con l’ascia, furono ricomposti (si narra che la testa non fu mai rinvenuta) e portati segretamente nella dimora di campagna di una matrona cristiana di nome Petronilla. Qui venne in seguito costruita la chiesa conosciuta come “La Capu te Santu Ronzu”. Le prime notizie che riguardano questi santi sono tratte da un’antica pergamena del secolo XII, oggi scomparsa, e sono riportate nella “Passio dei santi Giusto, Oronzo e Fortunato” pubblicata poco dopo il 1570 da Iacopo Antonio Ferrari. Nella città di Lecce, S. Fortunato fu celebrato insieme a S. Giusto e a S. Oronzo (patrono di Lecce) solo a partire dal 1658, dopo che la festa soppressa nel 1640, fu ripristinata con decreto della Congregazione dei Riti, per interessamento del
Vescovo Pappacoda. A Lecce, i tre santi vengono venerati insieme il 26 agosto.
LA TRADIZIONE
Nella Chiesa Matrice già nel lontano 1673 erano conservate le spoglie del Santo, oggi custodite in una teca nel Santuario della Madonna della Margana, accanto alla quale è riportata la seguente scritta tratta dal volume delle Visite Pastorali di Mons. B. Castelli, vescovo di Mazara del Vallo, dell’anno 1697: “La reliquia di San Fortunato Martire contenuta in questa urna fu data in dono a questa città di Pantelleria dall’Eminentissimo Signor Cardinale Vicegerente del Papa per la città di Roma in data 2 marzo 1673. Nella concessione è data facoltà della pubblica esposizione e venerazione delle reliquie del Santo Corpo. Data a Marsala, in corso di Sacra Visita addì 29 dicembre 1674 e confermato con decreto dato a Mazara il 5 febbraio 1675”. L’assunzione a Patrono dell’isola avvenne però nel 1891 quando la comunità si rivolse al Santo con riti e preghiere per ottenere protezione durante il terremoto di ottobre e del maremoto che ne è seguito. Fenomeni attivati entrambi da una eruzione vulcanica sottomarina verificatasi a nord/ovest dell’isola. Sulla superficie del mare affioravano pezzi di lava bollente, mentre altri blocchi di lava incandescente saltavano in alto, fischiando e scoppiando, per poi sprofondare di nuovo in mare. Dalla Sicilia iniziarono ad arrivare le prime navi militari in soccorso alla popolazione, ma anche per effettuare ricognizioni scientifiche e studiare il fenomeno tellurico. I panteschi si erano raccolti nella Chiesa Madre per invocare la protezione del Santo e portarono in processione le ossa di San Fortunato. Le invocazione furono accolte e il fenomeno si concluse senza causare morti né gravi danni. In segno di riconoscenza e ringraziamento per la protezione ricevuta, San Fortunato, vescovo e martire, venne proclamato Patrono di Pantelleria, il nome di Fortunato venne dato ai nuovi nascituri e la festa patronale fu fissata il 16 ottobre. In onore del Santo viene celebrata ogni anno una funzione eucaristica e poi in processione la statua viene portata dai fedeli al molo, dove viene trasportata su una barca che prende il largo per depositare in mare una corona di fiori e rinnovare la richiesta di protezione per l’isola e per chi sul mare lavora, oltre che per ricordare le tante vittime che nel mare trovano la morte senza degna sepoltura. Questa festa è stata celebrata con solennità per la prima volta il 16 ottobre 1959. La statua che ancora oggi viene portata in processione è stata scolpita nel legno in Val Gardena ed è stata pagata 90.000 lire, somma raccolta con le offerte della Carovana Portuale (43.000) e con il contributo del Comune (47.000)
SAN FORTUNATO IL NOSTRO PATRONO 16 OTTOBRE 2019
(a cura di Giovanna Ferlucci Cornado)