DIES DOMINI (Di Giovanni Paolo II)

L’Eucaristia domenicale

34. Certo, l’Eucaristia domenicale non ha, in sé, uno statuto diverso da quella celebrata in ogni altro giorno, né è separabile dall’intera vita liturgica e sacramentale. Questa è per sua natura una epifania della Chiesa, (42) che trova il suo momento più significativo quando la comunità diocesana si raduna in preghiera col proprio Pastore: « La principale manifestazione della Chiesa si ha nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il Vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri ».(43) Il rapporto col Vescovo e con l’intera comunità ecclesiale è insito in ogni celebrazione eucaristica, anche non presieduta dal Vescovo, in qualunque giorno della settimana essa venga celebrata. Ne è espressione la menzione del Vescovo nella preghiera eucaristica. L’Eucaristia domenicale, tuttavia, con l’obbligo della presenza comunitaria e la speciale solennità che la contraddistinguono proprio perché celebrata « nel giorno in cui Cristo ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale »,(44) manifesta con un’ulteriore enfasi la propria dimensione ecclesiale, ponendosi come paradigmatica rispetto alle altre celebrazioni eucaristiche. Ogni comunità, radunando tutti i suoi membri per la « frazione del pane », si sperimenta quale luogo in cui il mistero della Chiesa concretamente si attua. Nella stessa celebrazione la comunità si apre alla comunione con la Chiesa universale,(45) implorando il Padre perché si ricordi « della Chiesa diffusa su tutta la terra », e la faccia crescere, nell’unità di tutti i fedeli col Papa e coi Pastori delle singole Chiese, fino alla perfezione dell’amore.

Il giorno della Chiesa

35. Il dies Domini si rivela così anche dies Ecclesiae. Si comprende allora perché la dimensione comunitaria della celebrazione domenicale debba essere, sul piano pastorale, particolarmente sottolineata. Come ho avuto modo, in altra occasione, di ricordare, tra le numerose attività che una parrocchia svolge, « nessuna è tanto vitale o formativa della comunità quanto la celebrazione domenicale del giorno del Signore e della sua Eucaristia ».(46) In questo senso il Concilio Vaticano II ha richiamato la necessità di adoperarsi perché « il senso della comunità parrocchiale fiorisca soprattutto nella celebrazione comunitaria della Messa domenicale ».(47) Nella stessa linea si pongono i successivi orientamenti liturgici, chiedendo che, nella domenica e nei giorni festivi, le celebrazioni eucaristiche fatte normalmente in altre chiese ed oratori siano coordinate con la celebrazione della chiesa parrocchiale, e ciò proprio per « fomentare il senso della comunità ecclesiale, che è alimentato ed espresso in modo speciale nella celebrazione comunitaria della domenica, sia intorno al Vescovo, soprattutto nella cattedrale, sia nell’assemblea parrocchiale, il cui pastore fa le veci del Vescovo ».(48)