Gli educatori: “come padri amorosi parlino, servano da guida ad ogni evenienza, diano consigli ed amorevolmente correggano”. Don Bosco
L’anno si apre nel segno della Luce con l’Epifania, la luce della stella, le giornate tornano ad allungarsi, ma è fondamentale nella Vita camminare seguendo una luce, alzando gli occhi al cielo come i Magi per osservare in quale direzione “si vede meglio” ciò che ci attira. A gennaio le parrocchie, gli oratori e le pgs ricordano, don Bosco e i suoi santi successori, per aver dedicato la loro vita ai giovani,ed essi sono come stelle nel cielo, che orientano il nostro cammino di educatori ( genitori, insegnanti, catechisti, allenatori, animatori e tutti coloro che operano a servizio dei minori) verso il bene, il vero e il bello. Alla base dell’educazione sognata da don Bosco c’è la scoperta e il riconoscimento pieno dell’altro, che si realizza nell’incontrarlo, ossia nel raggiungerlo nella profondità del suo cuore. Don Bosco era convinto che «per educare bisogna scendere col proprio cuore nel cuore del giovane e, quando questo risponde, tutta l’educazione è assicurata». In un tempo, come il nostro, popolato di solitudini laceranti e fortemente segnato dall’individualismo, si sente un grande bisogno di relazioni interpersonali, che s’esprime come l’essere con l’altro (la compagnia) o l’essere per l’altro (il servizio), ma anche nella consapevolezza crescente dell’essere grazie all’altro (la ricettività). Si delinea così un paradigma cristiano sull’uomo e sull’educazione. Vi agisce il principio trinitario della reciprocità, dell’Amante che inizia e dona (Padre), dell’Amato che risponde e riceve (Figlio), dell’Amore che unisce e distingue (Spirito). Questa infinita esperienza di relazione dentro la vita trinitaria è la fonte di ogni esperienza di prossimità, di vicinanza, di presenza, di convivialità. Per un cristiano, perciò, è anche la fonte ineguagliabile di ogni approccio educativo. Oggi, la nostra società ci educa a funzionare, ha spostato tutto il suo significato nell’apparato tecnologico dell’esistenza, ma ha eluso completamente la domanda di senso, ha cioè smesso di trasmettere una direzione, un orientamento. Possedere qualcosa, ma non conoscerne il senso, è forse una povertà ancora più grande del non avere nulla. Possiamo sottolineare la potenza del Sistema educativo, sempre attuale, che don Bosco ci ha trasmesso non come una teoria, ma una realtà viva: alla povertà dei ragazzi che lui incontrava, offriva contemporaneamente l’affetto di un padre, l’esperienza e la cultura di un maestro, la vicinanza di un amico. Nel suo ideale formativo, don Bosco vede nei giovani “buoni cristiani e onesti cittadini” destinati quindi a vivere per sempre come “felici abitanti del Cielo”: chi ha mai sognato così in grande su un figlio, su un giovane? L’azione educativa di Don Bosco era un carisma che consisteva inequivocabilmente nel suo grande amore; egli era l’uomo dell’amore. L’essenziale l’elemento portante della sua pedagogia era l’«amorevolezza» (atmosfera di amore, gentilezza, benevolenza sperimentabile). Egli amò i suoi giovani ed era costantemente preoccupato del loro bene, diede loro il suo cuore. Don Bosco amava con i fatti e non con le parole, li amava in modo tale che essi comprendevano il suo amore. “Chi sa di essere amato ama a sua volta”. L’amore per lui non era né un concetto, né un sentimento, ma una forza spirituale. Infatti, il cuore rivela la densità e la profondità delle aspirazioni che solo Dio conosce fino in fondo. «L’uomo spesso guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore». Egli irradiava immediatamente un senso di fiducia tale che i giovani non potevano sottrarvisi. Fiducia genera fiducia; questa traspariva dal suo sguardo, dal suo indescrivibile sorriso, dalla sua mimica singolare, l’educazione è un’arte sublime, si tratta di aiutare i giovani a prendere una decisione nella lotta tra il bene e il male e sostenerli nelle grandi scelte della vita. Possa l’esempio di san Giovanni Bosco illuminarci come un faro nelle nostre notti, nelle nostre fatiche di educare; il suo esempio e le sue parole ci ispirino una vita santa, così che possiamo diventare anche noi testimoni credibili per i nostri ragazzi.