Ogni anno, nei Tempi Forti dell’anno liturgico, gli operatori pastorali e non solo, fanno un ritiro spirituale. In altre parole, hanno la possibilità di vivere un momento di raccoglimento, di preghiera ascetica e di riflessione. Questa prassi che si è rinnovata anche in questo periodo di Quaresima, favorisce la crescita del rapporto con Dio. Tutto ha avuto inizio con la preghiera delle lodi in presenza di una trentina di persone. A guidare quest’incontro di spiritualità, oltre allo Spirito Santo, c’era don Vincenzo Greco, Vicario Generale della nostra Diocesi. Ha focalizzato la sua riflessione sul Messaggio del Papa per la Quaresima. Probabilmente qualcuno lo aveva già letto; ma per come è stato proposto, ha permesso ai presenti di avere non solo una maggior comprensione ma anche di apprezzarne il contenuto scandito in tre paragrafi: la redenzione del creato, la forza distruttiva del peccato e in finela forza risanatrice del pentimento e del perdono. Dopo un momento di meditazione personale, i presenti hanno partecipato alla Santa messa delle ore 11.00 celebrata dallo stesso predicatore. I partecipanti al suddetto ritiro hanno avuto altro tempo disponibile per la meditazione personale. Come una sola famiglia, un pranzo condiviso seguiva verso le ore 13.00, dove anche colui che era sprovvisto del necessario ha potuto consumare qualcosa, lontani dalle comodità di casa sempre con spirito di orazione. Al termine del pranzo, don Vincenzo ha dato la possibilità ai partecipanti di condividere il frutto della giornata, che si è conclusa con una breve preghiera. Dopo tutto questo, la domanda è: a cosa serve davvero un ritiro spirituale?

Certamente, chi non ha ancora fatto questa esperienza non saprebbe dare una risposta. Anzi, si pensa che è impossibile per esempio stare in silenzio tutto il giorno, senza usare il cellulare, senza troppe comodità. Cercare la solitudine in realtà è ricorrente nella vita spirituale. Il ritiro dunque, consiste nell’allontanarsi temporaneamente da ciò che provoca malessere per imparare a stare con se stessi. Perché nella solitudine non nel frastuono, avviene più facilmente l’incontro dell’anima con Dio.Non a casoGiovanni Battista si è ritirato nel deserto poco prima della sua predicazione; lo stesso Gesù si ritirava in disparte da solo o con i suoi discepoli a pregare. I cristiani hanno adottato questa prassi da secoli per migliorare la loro vita spirituale. Immersi come siamo in una cultura caratterizzata dell’autosufficienza e della dimenticanza di Dio, il fermarsi diventa una necessità per mettere un po’ di ordine nella nostra vita, chiedendoci se ogni cosa è a suo posto: la famiglia, il lavoro, le amicizie, il mio essere cristiano. Siamo continuamente esposti a cose o fatti che ci creano delle volte, il malessere.Fermarsi e verificare se i conti tornano, vale anche per te.

Don Paul, Cpps.

Anche se con ritardo, pubblichiamo la riflessione che una nostra sorella ha fatto nel momento della condivisione al ritiro spirituale predicato da don Vincenzo Greco

            O Padre mio cosa abbiamo fatto di tutto quello che ci hai donato? Stiamo distruggendo noi stessi con il nostro egoismo, con il nostro sentirci di far a meno dell’altro, chiunque lui sia di poter fare a meno di Te stiamo distruggendo dentro di noi tutti i sentimenti di bontà che Tu ci hai dato: il rispetto verso i genitori, i figli, i fratelli, il prossimo, il creato. 

Dobbiamo tornare a Te o Dio e rivederti come Padre non come padrone della mia vita, ma come Padre che mi ama e che io amo sopra ogni cosa. La lontananza di te fa che nel mondo vi sia tutto l’orrore a cui impotenti stiamo assistendo.

            Oggi che rivalutiamo tutta la natura, ci allontaniamo da Lui.

Stiamo vivendo la distruzione dei sentimenti fraterni perché stiamo rinegando Te con tutti i tuoi sacramenti. Giuriamo amore eterno e poi il marito uccide la moglie; amiamo i nostri figli e poi li buttiamo dal balcone. Ci chiamiamo amici e poi amico ci spara alle spalle, ti da fuoco e ti fa a pezzi, si toglie la vita al altro perché è felice e io no. Perché mio Dio? E abbiamo pure il coraggio di chiederci: ma Dio dove quando avvengono queste cose? E noi dove siamo quando Tu sei li con le braccia aperte ad attenderci ? Siamo impegnati: devo portare mio figlio al calcetto, mia figlia a danza, oggi devo fare altro. Non posso; stiamo rovinando noi stessi; ma soprattutto stiamo lasciando un messaggio del nostro “io” ai nostri figli che non sanno più riconoscere i valori della vita. I ragazzi non sanno più di poter contare su di Te, che si devono affidare a Te. Dai loro volti, traspare troppa tristezza; non sanno che è la gioia che ci caratterizza, che deve illuminare il nostro volto per dire che: “io credo che Dio è mio Padre e mi perdona” .

            Stiamo crescendo dei bambini marionette che fanno quello che noi vogliamo e non quello che loro vorrebbero… e gli anni passano e questi bambini diventano grandi e si allontanano da noi perché sono insoddisfatti e si rifugiano in falsi idoli.

            Se gli chiedi la cosa più importante nella vita ti rispondano: i soldi perché puoi comprare l’ultimo cellulare, i giochi per la playstation; i più grandi si possono comprare una canna perché li fa uscire dalla realtà che a loro sembra l’inferno e… l’errore è questo: non ci siamo comportati da figli, non abbiamo saputo riflettere in loro la luce del tuo amore. 

            Perdonaci o Padre: fa che la veglia Pasquale sia per noi una rinascita non solo a parole ma con tutto il nostro essere; vogliamo assomigliare a Te mio Dio. Spirito Santo illumina i nostri cuori, le nostre menti ma soprattutto, dai voce alle nostre lingue affinché possiamo manifestare agli altri la tua grandezza. 

ANNA MARIA LO PINTO