L’Avvento è il tempo del silenzio, dell’ascolto, della speranza e della gioia.

 

1. Il silenzio. Per fare silenzio è importante che tu vai nel luogo del silenzio che è il tuo cuore. Il cuore, per noi cristiani, è la coscienza dove parla Dio. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità(GS n.18). In un mondo pieno di rumori fuori e dentro di noi, il silenzio che non è solo assenza di rumori, ma è pienezza di una Presenza che riempie il nostro vuoto e la nostra infelicità. Ascolta il Silenzio, per ascoltare Dio. Quando chiudi gli occhi, vedi il Cielo dentro di te.

2. L’ascolto. L’ascolto di se stessi, della Parola di Dio, della realtà e degli altri. L’ascolto è lo spazio di vita che diamo agli altri, per ascoltare bisogna tacere, accogliere e saper condividere. Chi ascolta, impara, obbedisce, cresce, chi non ascolta, rimane con le proprie idee e non cresce né umanamente e né spiritualmente.

3. La speranza. È sperare la cosa più difficile. La cosa più facile è disperare, ed è la grande tentazione. (Charles Peguy). Non farsi prendere dalla disperazione, dallo scoraggiamento, perché Dio è una continua novità, luce, sorpresa che ci dona speranza. Non lasciamoci rubare la speranza, ci ricorda papa Francesco, e ricordiamoci sempre che: “La disperazione, un vocabolo vuoto inventato dalle persone che non guardano mai le stelle”. (Monique Proulx)

4. La gioia. La gioia per un Bambino che sta per nascere e nella sua debolezza ci meraviglia, ci stupisce, ci lascia nel cuore la scia di luce della Stella della Redenzione. Un cristiano che non ride, non è serio. Un cristiano che non è felice, non si sente figlio del Risorto.
L’Avvento è il tempo in cui noi ci fermiamo davanti a Dio e facciamo un bilancio e un rilancio della nostra vita. Un tempo per meditare e per ridipingere la nostra vita di colori nuovi, progetti belli e sogni che si realizzano solo se messi nel calice sull’altare e ad occhi aperti con il nostro impegno quotidiano.

«Il cristiano», ha scritto il cardinale Newman, «è colui che attende il Cristo». Noi attendiamo, non in maniera passiva, ma con il cuore e la vita colui che viene come uno Sposo per la nostra anima. Concludo le parole alla Vergine dell’Attesa, del vescovo e servo di Dio, Tonino Bello: “Santa Maria, Vergine dell’attesa, donaci un’anima vigiliare. Giunti alle soglie del terzo millennio, ci sentiamo purtroppo più figli del crepuscolo che profeti dell’avvento. Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo, che si sente già vecchio. Portaci, finalmente, arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo svegliare l’aurora.

Di fronte ai cambi che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine dell’avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano”.