LA TRADIZIONE A PANTELLERIA
SAN FORTUNATO
Nella Chiesa Matrice già nel lontano 1673 erano conservate le spoglie del Santo, oggi custodite in una teca nel Santuario della Madonna della Margana, accanto alla quale è riportata la seguente scritta tratta dal volume delle Visite Pastorali di Mons. B. Castelli, vescovo di Mazara del Vallo, dell’anno 1697:
“La reliquia di San Fortunato Martire contenuta in questa urna fu data in dono a questa città di Pantelleria dall’Eminentissimo Signor Cardinale Vicegerente del Papa per la città di Roma in data 2 marzo 1673. Nella concessione è data facoltà della pubblica esposizione e venerazione delle reliquie del Santo Corpo. Data a Marsala, in corso di Sacra Visita addì 29 dicembre 1674 e confermato con decreto dato a Mazara il 5 febbraio 1675”. L’assunzione a Patrono dell’isola avvenne però nel 1891 quando la comunità si rivolse al Santo con riti e preghiere per ottenere protezione durante il terremoto di ottobre e del maremoto che ne è seguito. Fenomeni attivati entrambi da una eruzione vulcanica sottomarina verificatasi a nord/ovest dell’isola. Sulla superficie del mare affioravano pezzi di lava bollente, mentre altri blocchi di lava incandescente saltavano in alto, fischiando e scoppiando, per poi sprofondare di nuovo in mare. Dalla Sicilia iniziarono ad arrivare le prime navi militari in soccorso alla popolazione, ma anche per effettuare ricognizioni scientifiche e studiare il fenomeno tellurico. I panteschi si erano raccolti nella Chiesa Madre per invocare la protezione del Santo e portarono in processione le ossa di San Fortunato. Le invocazioni furono accolte e il fenomeno si concluse senza causare morti né gravi danni. In segno di riconoscenza e ringraziamento per la protezione ricevuta, San Fortunato, vescovo e martire, venne proclamato Patrono di Pantelleria, il nome di Fortunato venne dato ai nuovi nascituri e la festa patronale fu fissata il 16 ottobre.
In onore del Santo viene celebrata ogni anno una funzione eucaristica e poi in processione la statua viene portata dai fedeli al molo, dove viene trasportata su una barca che prende il largo per depositare in mare una corona di fiori e rinnovare la richiesta di protezione per l’isola e per chi sul mare lavora, oltre che per ricordare le tante vittime che nel mare trovano la morte senza degna sepoltura. Questa festa è stata celebrata con solennità per la prima volta il 16 ottobre 1959. La statua che ancora oggi viene portata in processione è stata scolpita nel legno in Val Gardena ed è stata pagata 90.000 lire, somma raccolta con le offerte della Carovana Portuale (43.000) e con il contributo del Comune (47.000).
Giovanna Ferlucci Cornado