Una delle tre cose richieste durante il tempo di quaresima oltre l’elemosina e il digiuno è la preghiera cioè l’elevare l’anima verso Dio. La preghiera è una delle pratiche comuni a tutte le religioni. Essa consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con il pensiero o con la parola per diversi ragioni: lode, benedizione, ringraziamento, invocazione per un aiuto, per una grazia, per ricevere il perdono. E di qui troviamo nel canto di Gloria a inizio messa: non ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti rendiamo grazie … Mentre la prima domenica di questo tempo ci invitava a vedere Gesù ritirato e tentato nel deserto, la seconda invece focalizzava il nostro sguardo alla sua trasfigurazione sul monte Tabor in presenza di alcuni suoi discepoli. Questi due episodi convergono sullo stesso punto: il ritirarsi. È proprio quello che gli operatori pastorali, e non solo, di tutta la nostra Isola hanno vissuto questa Domenica 25 Febbraio: Il ritiro spirituale. È un mezzo di formazione ascetica che favorisce la crescita dell’intimità con Dio durante una giornata intera e a volte anche per più giorni. Lo si può anche concepire come una forte esperienza di ascolto della Parola e di preghiera, per tutti quelli che hanno il desiderio di allargare il proprio cuore e di stare in silenzio. Più di tutti gli altri appuntamenti dello stesso spessore, si è visto davvero una maggiore partecipazione dal punto di vista non solo numerico ma anche d’interesse. Il predicatore don Vincenzo Greco ha accentuato l’attenzione sulla santità, forma di vita che fino a qualche anno sembrava essere riservato ai soli consacrati. Ci si arriva con l’aiuto dei precetti divini e dei sacramenti. Una sosta di riflessione personale e silenziosa offriva la possibilità di accostarsi al sacramento di riconciliazione prima della santa messa celebrata da don Terenzio Pastore, Provinciale dei Missionari del Preziosissimo Sangue. La voce in seguito è stata data ai partecipanti non solo per condividere il frutto della relazione del predicatore, ma anche di chiedere chiarimenti su alcuni passaggi della relazione rimasti oscuri. La prodigalità degli uni e degli altri ha dato l’opportunità a tutti di spezzare insieme il pane come la prima comunità cristiana di cui si parla negli Atti degli Apostoli. Questa splendida giornata non poteva concludersi in modo più forte ed eloquente che davanti al Santissimo Sacramento esposto appositamente per l’adorazione. Quest’esperienza, ancora una volta aperta a tutti, si vive poche volte l’anno. Se davvero siamo credenti (non coloro che si definiscono credenti e non praticanti) è auspicabile viverla insieme con gli altri. È un opportunità offerta per trascorrere diversamente la nostra domenica e perché no con tutta la famiglia. Un ritiro spirituale nel tempo quaresimale dovrebbe essere un desiderio di tutti. Accontentiamoci di queste offerte che propone l’Isola pur sapendo che l’uomo è eternamente insoddisfatto. Stiamone certi, solo “se il chicco di grano caduto a terra muore, porta frutto”. Rinunciare alle proprie comodità per una o due giornate all’anno vuol dire anche cadere a terra e morire. Per far ciò, ci vuole la fede, che non è un privilegio ma una missione. In altre parole, essere credent è una realtà dinamica non statica. Va vissuta arricchendosi con esercizi di questo genere. Consapevole del fatto che il credo che professiamo non s’identifica con la sola presenza ma con il mettere in pratica l’insegnamento ricevuto, ringraziamo e incoraggiamo in questa tribuna tutti i partecipanti in particolare gli uomini mai visti cosi numerosi.
Don Paul, Cpps